La pandemia da Covid-19 ha accelerato un processo divenuto sempre più importante e necessario, quello dell’innovazione digitale, nuova leva economica mondiale e presupposto per l’inclusione sociale e lavorativa.

Si stima che a causa del lockdown messo in atto lo scorso anno, oltre tre miliardi di persone si siano connesse per motivi di lavoro, di studio e di relazioni sociali. Stando a un’indagine di Confindustria, nella prima metà di aprile, oltre un quarto dei dipendenti delle 4.500 aziende intervistate ha svolto la propria attività in smart working, un grande risultato se si pensa che il 95,2% dei lavoratori italiani non aveva mai lavorato da casa. Ma è altrettanto vero che l’emergenza sanitaria ha evidenziato il problema dell’alto tasso di esclusione digitale nel nostro Paese.

Tutti gli indicatori internazionali incluso il DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) evidenziano come disuguaglianza sociale e divario digitale siano componenti di uno stesso circolo vizioso: la disuguaglianza sociale è uno dei principali fattori sempre più significativi di sviluppo digitale e allo stesso tempo il divario digitale è uno dei fattori sempre più significativi di incremento di diseguaglianza sociale soprattutto se si combina con la diseguaglianza territoriale (nel Mezzogiorno il 41,6% delle famiglie è senza computer in casa).

È quindi questo il momento per far fare un salto di qualità al nostro Paese, recuperando posizioni in Europa, con investimenti infrastrutturali, incrementando la disponibilità della banda ultra larga e del G5, con la digitalizzazione dei flussi aziendali e della Pubblica Amministrazione per renderli sempre più efficienti e competitivi. La via della trasformazione digitale è quindi uno degli assi strategici per lo sviluppo dell’economia italiana dei prossimi anni ed è per questo che è al centro del Recovery Plan.

Le agevolazioni della Transizione 4.0

Il digitale rappresenta oggi più che mai uno dei più importanti investimenti del futuro e occupa, infatti, un posto di rilievo nel progetto di rilancio del Paese. L’obiettivo è accelerare la trasformazione digitale dell’Italia attraverso misure come Transizione 4.0, la nuova politica industriale più inclusiva e attenta alla sostenibilità ambientale che mira a sostenere una veloce ripresa dell’economia. Della quota complessiva del Piano di 222 miliardi di euro, circa il 30% va al digitale: sono previsti infatti 66 miliardi di euro per modernizzare il Paese abbracciando la rivoluzione digitale.

Le linee di intervento sono 3:

  • le infrastrutture, con investimenti per la rete ferroviaria veloce e i porti, la realizzazione di reti ultraveloci in fibra ottica, 5G (la quinta generazione delle reti mobili) e satellitari;
  • la Pubblica Amministrazione, con l’obiettivo di portare al digitale buona parte dei servizi ai quali oggi si può accedere solo tramite ufficio;
  • le imprese che saranno incentivate a dotarsi di strumenti digitali avanzati.

I benefici che la trasformazione digitale sta portando e porterà alle imprese, e non solo, sono diversi e di grande portata in termini di velocità di sviluppo del business, capacità di gestione e di relazione con i clienti, efficienza attraverso la riduzione dei costi operativi, efficacia strategica e commerciale, per effetto di una maggiore capacità di intelligence applicabile anche al miglioramento del Customer Journey, pianificazione e programmazione in tempo reale dei processi, semplificazione e razionalizzazione dei flussi informativi e valorizzazione delle risorse umane, in un contesto lavorativo più attento alle loro esigenze.

I vantaggi della fibra ottica

L’innovazione e la digitalizzazione delle imprese passano necessariamente dalla realizzazione di reti ultraveloci in fibra ottica. L’upgrade alla fibra ottica rappresenta oggi il migliore investimento possibile per le connessioni IT in un contesto aziendale. Ecco alcuni dei vantaggi della fibra ottica per la crescita delle imprese.

  • La velocità: una connessione Internet scadente e lenta può costare fino a una settimana di lavoro all’anno.
  • Accesso al cloud: dai sistemi di gestione del cliente (CRM) al data storage il cloud  è un importante strumento aziendale per numerose funzionalità.
  • Affidabilità: connessioni Internet non affidabili rappresentano spesso costi reali per l’azienda, qualsiasi downtime non pianificato può portare a uno stop della comunicazione aziendale e della produzione stessa.
  • Potenza del segnale: nelle tradizionali connessioni Internet il segnale subisce un degrado direttamente proporzionale alla distanza dallo switch, mentre il segnale in una connessione in fibra si degrada molto più tardi e su distanze maggiori.
  • Larghezza di banda: con la fibra ottica la larghezza di banda disponibile è maggiore rendendo possibile la trasmissione di dati anche molto pesanti.
  • Latenza: tramite la fibra ottica si eliminano molte delle problematiche legate al ritardo con il quale un pacchetto dati viene consegnato tramite una connessione Internet, soprattutto in utilizzi come per esempio il video conferencing.
  • Sicurezza e resistenza alle interferenze: con la fibra ottica diventa molto difficile se non impossibile l’intercettazione di informazioni da parte di hacker.
  • Risparmio economico: sebbene possa essere inizialmente costoso installare o convertire il proprio ecosistema IT alla fibra ottica, i benefici economici nel lungo periodo si rivelano decisamente importanti.

La trasformazione digitale delle aziende

La politica di incentivazione fiscale fino ad oggi perseguita a favore delle aziende sarà rafforzata con lo scopo di ridurre i costi di implementazione della trasformazione digitale, incrementando allo stesso tempo il coinvolgimento di quelle imprese di minore dimensione o che si trovano al Sud d’Italia.

L’accordo piano si compone di una serie di misure finalizzate da una parte a stimolare la domanda di investimenti privati in beni strumentali, per favorire sia la trasformazione digitale delle imprese che il necessario ammodernamento di macchinari e impianti, sia un miglioramento produttivo ed energetico, dall’altra a sostenere progetti e processi innovativi.

Il nuovo progetto Transizione 4.0 prevede misure pluriennali per favorire la pianificazione delle strategie di investimento delle imprese. Introduce inoltre significativi potenziamenti sia in termini di aliquote e massimali delle agevolazioni, sia in termini di semplificazione e accelerazione delle procedure di erogazione del vantaggio fiscale. L’estensione degli investimenti agevolabili dovrebbe consentire anche un coinvolgimento maggiore delle piccole imprese che si trovano a dovere colmare un gap maggiore in termini di digitalizzazione.

A che punto è l’Italia

Green Deal e digitalizzazione sono stati indicati dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen come i due assi portanti per lo sviluppo dell’Europa. I due obiettivi sono strettamente collegati perché il Green Deal è realizzabile solo con un nuovo impulso alla crescita economica e questa può avvenire con l’adozione di nuove tecnologie e con un’importante rivoluzione digitale.

L’Italia è il Paese europeo che negli ultimi due decenni ha avuto il più basso tasso di crescita della produttività. Guardando agli indicatori DESI della Commissione per la diffusione delle tecnologie digitali, l’Italia si colloca al 24esimo posto in Europa, posizione invariata sin dal 2014, dietro a Ungheria, Cipro e Slovacchia. Peggio dell’Italia risultano solo la Polonia, la Grecia, la Romania e la Bulgaria. Siamo appena un po’ sopra alla Francia, ma molto distanziati dalla Germania e dalla Spagna che si trovano rispettivamente all’11esimo e nono posto. Secondo le stime dell’UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development), nel 2018 il valore dell’e-commerce ha raggiunto 25,6 trilioni di dollari a livello globale, equivalente a circa il 30% del PIL mondiale, ma malgrado la straordinaria espansione di questo mercato solo il 14% delle imprese italiane dichiara di avere ricevuto ordini online, una percentuale al di sotto della media europea.

Se dunque fino ad oggi la trasformazione digitale è stata rallentata da norme confuse, come quelle sulla governance del sistema pubblico, o troppo garantiste come quelle che fissano i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici più stringenti di quelli raccomandati dall’UE bloccando così lo sviluppo delle reti per il 5G, è giunto ora il momento in cui l’Italia deve abbracciare la sfida della trasformazione digitale dandosi regole moderne e una governance stabile del settore. Il futuro del Paese è dietro l’angolo: basta un click.